Ci sono vari parametri per disegnare una rete di autobus in una grande città. Dato un certo budget, si può puntare su tante linee capillari e poco frequenti, o su poche e ad alta frequenza, e su una vasta gamma di soluzioni intermedie.
L'impostazione capillare va incontro a chi si chiede "quale autobus mi porta lì?", mentre l'altra risponde alla domanda "quale o quali autobus mi portano in quella direzione?".
Nella prima ho l'esigenza di limitare i cambi, nella seconda non mi preoccupo troppo del numero degli stessi, ma implica che gli utenti abbiano una conoscenza più dettagliata della rete.
La sensazione è che a Roma attualmente alcune linee siano concepite per servire un punto determinato con un altro punto determinato, e non siano invece legate a un flusso e ad una direzione. Probabilmente, c'è stata storicamente qualche concessione a questo o a quel ente, e un modo di procedere non attento alle risorse ed al budget disponibili.
Se guardiamo però al fatto che i servizi sono migliorati, e di molto (fermate elettroniche, mappe sulle fermate, l'ampia disponibilità delle stesse in rete, il sito, atacmobile.it eccetera), possiamo permetterci di virare leggermente nell'altra direzione.
Con questo non si vuole dire che l'approccio non debba essere quello di un servizio pubblico, e che le zone non debbano essere servite tutte. Solo, in alcuni casi è probabilmente preferibile camminare un po' di più piuttosto che aspettare un po' di più, anche perché nella percezione collettiva gli autobus non passano mai, e non vengono presi anche per questo presunto motivo. Creando dei flussi di passaggio questo effetto sarebbe limitato.
C'è da tenere indubbiamente presente il discorso degli anziani e dei disabili. I primi l'autobus lo prendono. Sui secondi va chiarito un equivoco: i disabili non prendono l'autobus, perché non possono prenderlo, così come non escono di casa perché uno scivolo su due è occupato. Detto questo, andranno tenute in considerazione le esigenze di tutti.
Un buon modo di procedere può essere quello di ripartire da zero nella ri-progettazione di tutta la rete. In questo modo non si è condizionati dall'esistente. Ovviamente partire da zero significa tenere le metropolitane, l'infrastruttura tranviaria e i grandi capolinea.
A Roma in fondo è abbastanza semplice, perché la struttura della città è radiale, anche se la struttura interna è piuttosto frastagliata.
Questo, in effetti, più che un post è una lettera all'ATAC, è un discorso da lungo e da riprendere in futuro, ma avviare un dibattito può essere utile per tutti, anche, nell'immediato, nell'organizzazione dei propri spostamenti.
Immagine: Flickr
2008-10-01
Art ATAC
categorie iniziative, mezzi pubblici, opinioni
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4 comments:
Ho bisogno di qualche esempio pratico.
E' difficile. Come linee inutili di direi il 168 e il 186, ma è difficile fare esempi "parziali", perché si parla di ridisegnare un po' tutto.
E non vale neanche vedere quelle con più o meno passeggeri, ma di pensare per direzioni e zone, cioè se quelle zone possano essere servite non con tante linee che vanno ognuna in una sottozona, partendo da altre sottozone, ma che siano servite da meno linee che partano da pochi punti focali.
Ad esempio il 30, o chi per lui, da Laurentina, ma anche da più lontano, si fermerebbe a Piramide, e da Piramide accederesti al "sistema-centro", con la metro e altri bus. Ma è un esempio parziale, e poi il 30 è una linea strana, che a sud è un po' doppione della metro.
x Alfb
Sei per caso un "tecnico" di pianificazione delle reti (in questo caso di trasporti, ma non solo)?
nel caso, vorrei farti un paio di domande sul tema.
come posso contattarti?
grazie
p@blito
p@blito:
puoi mandare una mail all'indirizzo del blog, cioè tolleranzapuntozero@gmail.com
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